Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/324

320 storia della decadenza

menti del Cristianesimo. Perduta Efeso, i Cristiani dolendosi della caduta del primo angelo, deplorarono spenta1 la prima face delle rivelazioni2. La distruzione è stata compiuta, e le orme del tempio di Diana e della chiesa di S. Maria, nello stesso tempo disparvero. Il circo e i tre teatri di Laodicea son covacci delle volpi e de’ lupi; Sardi non è più che un miserabil villaggio. Il Dio di Maometto, questo Dio che non ha nè figli nè rivali3, viene invocato

  1. L’Autore allude qui all’Apocalisse, cioè rivelazioni di S. Giovanni, diretta alle sette società cristiane della Grecia, cioè d’Efeso, di Smirne, di Pergamo, di Filadelfia, di Tiasira, di Laodicea e di Sardi; ma bisognava scrivere, siccome pure nella Nota che segue, in modo più riguardoso. La religione di Gengis è il Deismo, religione naturale e semplice di molti filosofi antichi, e di alcuni moderni, e contro la quale molto scrissero i nostri teologi, sostenendo la rivelazione contenuta nel Vecchio e nel Nuovo Testamento. (Nota di N. N.)
  2. V. i viaggi del Wheeler e dello Spon, del Pococke e del Chandler, e principalmente le Ricerche dello Smith intorno alle Sette Chiese dell’Asia. I più devoti antiquarj si studiano di conciliare le promesse e le minacce del primo autore delle rivelazioni collo stato attuale delle Sette Città. Sarebbe cosa più savia il limitare le proprie predizioni agli avvenimenti del secolo in cui si vive.
  3. L’Autore disegna qui colla parola figli Gesù Cristo, che noi crediamo appunto figlio dell’Esser Supremo, cioè di Dio, e colla parola rivali il Demonio; ma è una maniera impropria il chiamare il Demonio rivale di Dio, benchè si creda che sia sua cura il condurre al male gli uomini colle seduzioni. Si sa poi che il dogma, insegnato da Maometto contro l’idolatria dell’Arabia, era il Deismo, cioè l’unità, e non la trinità dell’Esser Supremo, nè ammetteva per conseguenza che Gesù Cristo fosse figlio dell’Es-