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dell'impero romano cap. lxiv. | 317 |
La conquista di Prusa può riguardarsi come la vera data della fondazione dell’Impero ottomano. I sudditi cristiani si assicurarono le loro vite e sostanze mercè un tributo, o riscatto di trentamila scudi d’oro, ma non andò guari che per le cure di Orcano, questa città una Capitale maomettana divenne. Una moschea, un collegio, un ospitale l’ornarono. Rifuse le monete de’ Selgiucidi, quelle di nuovo conio portarono il nome e l’impronta della sopravvenuta dinastia, e i più abili maestri delle cose umane e divine allettarono gli studenti persiani ed arabi a qui trasferirsi, abbandonando le scuole dell’Oriente. Aladino fu il primo a nomarsi visir, carica che a
anteriori a Maometto II, nè ho potuto su quei tempi far le mie indagini che valendomi di una meschinissima Cronaca (Annales Turcici ad annum 1550), tradotta da Giovanni Gaudier e pubblicata dal Leunclavio (ad calcem Laonic. Calcocondyles, p. 311, 350) con copiosi comentari. La Storia dei progressi e della declinazione dell’Impero romano (A. D. 1300-1683) è stata tradotta in inglese dal manoscritto di Demetrio Cantemiro principe di Moldavia (Londra 1734, in folio). L’autore va soggetto a grandi abbagli intorno alla Storia orientale, ma sembra istrutto dell’idioma, degli annali e delle istituzioni de’ Turchi. Egli trae una parte de’ suoi materiali dalla Synopsis di Saadi, Effendi di Larissa, dedicata nel 1696 al Sultano Mustafà, compilazione preziosa di opere di scrittori originali. Il dottor Johnson loda Knolles (Storia generale dei Turchi fino al presente anno, Londra 1603) come il primo fra gli Storici, notando però che sfortunatamente ha scelto uno sgradevol soggetto. Ma io non so persuadermi che una compilazione voluminosa degli Scrittori latini, ove trovansi mille trecento pagine in folio di aringhe e battaglie, possa istruire, allettare la posterità che pretende da uno Storico qualche poco di sana critica e di filosofia.