Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/315


dell'impero romano cap. lxiv. 311

di Samarcanda, se i Tartari ne avessero intrapreso l’assedio. E veramente allorchè i vanagloriosi Greci e Franchi derisero per la sua ritirata Batù, che lieto di tante vittorie volontario rivalicava il Danubio1, questo conquistatore si mise una seconda volta in cammino deliberato di assalire la Capitale de’ Cesari; ma la morte il sorprese, e fu salvo Bisanzo. Borga fratello di Batù condusse bensì i Tartari nella Tracia e nella Bulgaria, ma dalla conquista di Costantinopoli lo distolse un viaggio a Novogorod, posta al cinquantasettesimo Grado di latitudine, ove fe’ il censo de’ Russi e regolò i tributi di quella popolazione. Collegatosi indi coi Mammalucchi contra i suoi compatriotti della Persia, trecentomila uomini a cavallo superarono le gole di Derbend, incominciamento di guerra civile, che fu la ventura dei Greci. Vero è che dopo avere ricuperata Costantinopoli, Michele Paleologo2 allontanatosi dalla sua Corte e dal suo esercito, venne sorpreso e attorniato da ventimila Tartari in un castello della Tracia; ma l’impresa di questi non avendo altro scopo che la liberazione del sultano turco Azzadino, si contentarono di condur seco l’Imperatore e i suoi tesori. Noga, lor generale, il cui nome si è perpetuato fra le orde di Astracan, eccitò

  1. Alcuni disastri che i Mongulli soffersero nell’Ungheria (Mattia Paris, pag. 545-546) hanno potuto dare origine alla voce di una unione de’ Re franchi, e d’una vittoria dai medesimi riportata sui confini della Bulgaria. Non è difficile che Abulfaragio (Dynast. p. 310) quaranta anni dopo, e standosi di là dal Tigri sia stato indotto in errore.
  2. V. Pachimero (l. III, c. 25, e l. X, c. 26, 27) e il timor panico de’ Niceni (lib. III, c. 27); Niceforo Gregoras (l. IV, c. 6).