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dell'impero romano cap. lxiv. 303

dar ricetto ad una banda errante di Comani, composta di quarantamila famiglie. Un sospetto di tradimento e l’uccisione del loro Capo avendo eccitati questi selvaggi ospiti alla sommossa, tutta la parte di Ungheria, posta a settentrione del Danubio, fu perduta in un giorno, spopolata nel volgere di una state, e le rovine de’ tempj e delle città vidersi seminate d’ossa di cittadini che espiarono le colpe de’ Turchi loro antenati. Le calamità di que’ tempi ci vengono descritte da un Ecclesiastico ungarese, che spettatore del saccheggio di Varadino, ebbe la ventura di sottrarsi alla morte, e ne danno a divedere come le stragi operate dal furore de’ Barbari in mezzo agli assedj e alle battaglie, fossero anche meno atroci del destino che la perfidia serbò ai fuggitivi. Lusingati prima questi meschini con promesse di perdono e di pace ad uscire delle foreste, i Tartari aspettarono che avessero terminati i lavori della messe e della vendemmia, poi tutti, a sangue freddo, li trucidarono. Nel vegnente verno i Mongulli, valicato sul diaccio il Danubio, s’innoltrarono verso Gran o Strigonium, colonia germanica e Capitale del regno, e contro le mura della medesima addirizzarono trenta macchine, colmando le fosse di sacchi di terra e cadaveri; indi quando fu presa, dopo una strage alla cieca, il truce Kan ordinò alla sua presenza la morte di trecento nobili matrone. Fra le diverse città e Fortezze dell’Ungheria, tre sole ne rimasero dopo l’invasione, e il misero Bela corse a nascondersi nelle Isole dell’Adriatico.

Un subitaneo terrore tutto il latino Mondo comprese fin dall’istante che un Russo fuggitivo arrecò tra gli Svedesi le prime notizie di questo flagello;