Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/301


dell'impero romano cap. lxiv. 297

Franchi che Cublai colle sue larghezze allettava a prender servigio sotto di lui. Dopo avere valicato il gran fiume, le truppe e l’artiglieria furono per lunghi e diversi canali trasportate fino alla residenza reale di Hamchen, o Quisnay, paese famoso pei suoi lavori di seta, e per essere sotto il clima più delizioso di tutta la Cina. L’Imperatore, principe giovine e pauroso, si arrendè senza oppor resistenza, e prima di trasferirsi al luogo del suo esilio, in fondo della Tartaria, toccò nove volte il suolo col fronte, fosse per implorare la clemenza del Gran Kan, o per rendergli grazie. [A. D. 1279] Ciò nullameno la guerra, che d’allora in poi prese il nome di ribellione, durava nelle province meridionali di Quisnay fino a Canton, e coloro che più coraggiosamente si ostinarono nel difendere la libertà della patria, scacciati da ogni punto del territorio, si rifuggirono entro le navi; ma poichè i Song si videro avvolti e ridotti all’ultime estremità da una flotta di gran lunga superiore, il più prode di quei campioni, tenendosi fra le braccia l’Imperatore ancora fanciullo, esclamò: „è maggior gloria per un Monarca il morir libero, che il vivere schiavo„, e così gridando, si precipitò col regale infante nel mare. Imitato un simile esempio da centomila Cinesi, tutto l’Impero da Tunkin sino al gran muro, riconobbe Cublai per Sovrano. Non mai sazia l’ambizione di questo Principe, egli meditò allora la conquista del Giappone; ma distrutta per due volte la sua flotta dalla tempesta, tale spedizione malaugurosa costò inutilmente la vita a centomila Mongulli o Cinesi: nondimeno colla forza e col terrore delle sue armi ridusse a varj gradi di soggezione e tributo i vicini reami della Corea, del