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dell'impero romano cap. lxiv. 283

rant’anni, facea rispettare il suo nome e la sua possanza a tutte le confinanti tribù. Nello stato nascente delle società, ove grossolana è la politica, generale il valore, uom non può fondare la sua prevalenza che sul potere e sulla volontà di gastigare i nemici, di premiare i partigiani. Allorchè Temugino la sua prima lega militare conchiuse, le cerimonie di questa si ridussero al sagrificio di un cavallo, e all’atto di attingere in comunione all’acqua di un ruscello. In quel momento il Capo promise ai compagni di star con essi a parte delle sciagure, come de’ favori della fortuna, lor distribuendo in prova di ciò le sue suppellettili e i suoi cavalli, nè altra ricchezza serbandosi che la gratitudine e le speranze de’ collegati. Dopo la prima vittoria ch’ei riportò, vennero per ordine del medesimo collocate sopra una fornace settanta caldaie, ed immersi nell’acqua bollente settanta ribelli riconosciuti per maggiormente colpevoli. Continuando di sì fatto tenore, la sua preponderanza aumentò sterminando chi resisteva, ricevendo gli omaggi di chi avea la prudenza di sottomettersi. Anco i più ardimentosi tremarono contemplando incastrato in argento il cranio del Kan de’ Keraiti1, che sotto nome di Pretejanni, avea mantenuta una corrispondenza col Pontefice e co’ Principi del-

  1. I Kan dei Keraiti molto probabilmente non sarebbero stati capaci di leggere le eloquenti epistole composte a loro nome dai missionarj nestoriani, che presentavano il loro regno di tutte le favolose maraviglie attribuite alle indiane Monarchie. Può darsi che questi Tartari (da essi nominati Pretejanni) si fossero sottomessi al Battesimo e agli Ordini sacri (V. Assem., Bibl. Orient., t. III, part. II, p. 487-503).