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dell'impero romano cap. lxiii. |
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Mossene doglianze dall’Imperatore, si scusarono senza scompigliarsi col rinversarne la colpa sopra un dei loro ingegneri. Ma alla domane ricominciarono questa prova, manifestandosi ben contenti di avere imparato che Costantinopoli non era fuor di gittata per la loro artiglieria. Allora Cantacuzeno sottoscrisse il Trattato propostogli dai Veneziani; ma la potenza dell’Impero romano poco aggiunse, o levò nella querela di queste due ricche e potenti repubbliche1. Dallo stretto di Gibilterra sino alle foci del Tanai, le loro flotte si combattettero per più riprese senza conseguenze decisive per nessuna delle due parti, finchè venisse il momento della memoranda battaglia datasi nell’angusto braccio di mare che bagna le mura di Costantinopoli. Non sarebbe sì agevol cosa il conciliare insieme i racconti de’ Greci, de’ Veneziani e de’ Genovesi2. Tenendomi sulle tracce d’uno Storico imparziale3, desumerò da ciascuna di queste nazioni i fatti che i loro scrittori narrano, o a svantaggio della lor parte, o ad onore della parte av-
- ↑ Cantacuzeno non mostra maggior chiarezza nel racconto della seconda guerra (l. IV, c. 18, pag. 24, 25-28-32), e traveste i fatti che non osa negare. Mi auguro quella parte di Niceforo Gregoras che rimane tuttavia manoscritta a Parigi.
- ↑ Il Muratori (Annali d’Italia, t. XII, p. 144) ne rimette alle antiche Cronache di Venezia (Caresino, continuatore di Andrea Dandolo, t. XII, p. 421, 422), e di Genova (Giorgio Stella, Annales Genuenses, t. XVII, pag.1091, 1092). Ho consultate accuratamente l’una e l’altra di queste cronache nella grande Raccolta degli storici dell’Italia dello stesso Muratori.
- ↑ V. la Cronaca di Matteo Villani di Firenze (lib. II, c. 59, 60, p. 145-147; c.74-75, p. 156, 157, nella Raccolta del Muratori t. XIV).