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animi di que’ guerrieri indocili affatto irritò. Pietro e Asan, due possenti Capi della stirpe degli antichi Re1, si eressero in difensori de’ proprj diritti e della pubblica libertà: i fanatici, che ad essi prestarono l’uffizio di predicatori, bandirono alle genti che il glorioso S. Demetrio loro avvocato, avea sempre abbandonate le parti de’ Greci: laonde la ribellione dalle sponde del Danubio ai monti della Tracia e della Macedonia si dilatò. Dopo alcuni sforzi inutili per sedarli, Isacco e il fratello d’Isacco riconobbero la loro independenza; perchè fin sulle prime, le truppe imperiali si scoraggiarono alla vista dei teschi e de’ brani de’ lor confratelli, lungo le gole del monte Emo dispersi. Il valore e la politica di Giovanni o Giovannizio, fondarono sopra salde basi il secondo regno de’ Bulgari. Questo accorto Barbaro spedì un’ambasciata ad Innocenzo III, riconoscendosi per nascita e religione figlio di Roma2, e supplicando umilmente il Pontefice a concedergli la facoltà di battere moneta, il titolo di Re, e un arcive-

  1. Ducange, Fam. Dalmat. p. 318, 319, 320. La corrispondenza tra il Pontefice romano e il Re de’ Bulgari, leggesi nell’Opera Gesta Innocentii III, c. 66-82, p. 513-525.
  2. Il Papa riconobbe questa origine italiana di Giovannizio. A nobili urbis Romae prosapia genitores tui originem traxerunt. Il d’Anville (Etats de l’Europe, p. 258-262) spiega questa tradizione, e la grande somiglianza che si ravvisa fra la lingua latina e l’idioma de’ Valacchi. Il torrente delle migrazioni avea trasportate dalle rive del Danubio a quelle del Volga le colonie poste da Traiano nella Dacia; e una seconda ondata dal Volga al Danubio, giusta il d’Anville, le avea ricondotte. La cosa è possibile, ma si toglie molto dall’ordinario.