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pubblica, sventura che accadrà sempre alle madri patrie di colonie lontane.

[A. D. 1348] La tracotanza de’ Genovesi animarono e la debolezza di Andronico il Vecchio e le guerre civili che negli ultimi anni della sua vita lo travagliarono, e la minorità del suo pronipote. L’ingegno di Cantacuzeno alla rovina anzichè alla difesa dell’Impero fu adoperato; e dopo avere compiuta vittoriosamente la guerra civile, videsi ridotto all’obbrobrio di sottomettere ad un giudizio la quistione, se i Greci, o i Genovesi dovessero regnare in Bisanzo. Per un rifiuto di alcune terre vicine, di alcune eminenze, su di cui voleano innalzare nuove fortificazioni, sdegnatisi i mercatanti di Pera, presero il destro della lontananza dell’Imperatore, trattenuto a Demotica da una infermità, per affrontare il debole governo della Imperatrice. Questi audaci repubblicani, dopo assalito e mandato a fondo un naviglio di Costantinopoli che si era fatto lecito di pescare all’ingresso del porto, dopo averne trucidate le ciurme, anzichè sollecitare il perdono, osarono chiederne risarcimento; e pretendendo che i Greci rinunziassero ad ogni specie di navigazione, respinsero con truppe assoldate i primi moti dello sdegno di quella nazione. Tutti i Genovesi della Colonia, senza distinzione di sesso o di età, si diedero con incredibile diligenza ad occupare il terreno che loro veniva ricusato, ad innalzare un saldo muro, a circondarlo di profondissima fossa. Nel tempo stesso, assalirono ed arsero due galee di Bisanzo, e tre altre, in cui stavansi i resti dell’imperiale marineria, per evitare la medesima sorte, dovettero darsi alla fuga. Saccheggiate e distrutte tutte le abitazioni che si trovavano