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e per accusare di eresia e di bestemmia i monaci del monte Atos. Gli argomenti del Calabrese avendo costretti i più assennati ad abbiurare le mal fondate opinioni de’ lor fratelli, o almeno a dissimularle, Gregorio Palamas mise in campo una distinzione scolastica fra l’essenza e gli atti di Dio. L’essenza divina, inaccessibile, giusta il dir di Gregorio, risiede in mezzo ad una luce increata ed eterna, visione beatifica de’ Santi, che si era manifestata ai discepoli sul monte Tabor nella Trasfigurazione di Gesù Cristo. Ma una tal distinzione non potè sottrarsi alla taccia di Politeismo, e Barlamo con veemenza negò l’eternità della luce del monte Tabor, accusando i Palamiti di riconoscere due sostanze eterne, ossia due divinità, l’una visibile e l’altra invisibile. Dal monte Atos, ove il furore de’ monaci gli minacciava la vita, il frate calabrese si rifuggì a Costantinopoli, e quivi con modi urbani e gradevoli si cattivò affezione dal Gran Domestico e dall’Imperatore. La Corte e la città presero parte a questa querela teologica, al cui progresso i disordini della guerra civile non furono inciampo. Ma Barlamo avendo colla fuga e coll’apostasia disonorata la propria dottrina, trionfarono i Palamiti; e il Patriarca Giovanni d’Apri loro avversario venne rimosso per consenso unanime delle due fazioni che dividean lo Stato. Cantacuzeno come Imperatore e teologo, presedè al Sinodo della Chiesa greca1, che pose articolo di fede la luce increata del

  1. Era meglio dire che Fleury riguardava queste cose nel modo teologico e ascetico, e non nel filosofico e fisico. Del resto i Quietisti, Setta cristiana, il cui Capo fu il prete spagnuolo Molinos, furono condannati. Bisogna