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dell'impero romano cap. lxiii. 267

vane e transitorie; appoggiate la barba e il mento sul vostro petto; volgete gli sguardi e i pensieri verso la metà del ventre, ove è posto il vostro ombelico, e cercate la parte del cuore, sede dell’anima. Tutto vi parrà sulle prime malinconico e cupo, ma se continuerete giorno e notte in questo esercizio, proverete una gioia ineffabile; perchè quando l’anima ha scoperto il posto del cuore, trovasi avvolta in una luce mistica ed eterea„. Questa luce, produzione di una immagione inferma, di uno stomaco e d’un cervello vôto, veniva adorata dai Quietisti come l’essenza pura e perfetta del medesimo Dio. Sintanto che questo delirio rimase confinato ne’ monasterj del monte Atos, que’ Solitarj semplici nella lor credenza, non pensarono ad informarsi in qual modo l’essenza divina potesse farsi sostanza materiale, o una sostanza immateriale rendersi sensibile agli occhi del corpo. Ma sotto il regno d’Andronico il Giovane, si trasferì a visitare questi conventi Barlamo, frate della Calabria1, egualmente istrutto nella Filosofia e nella Teologia, nelle lingue greca e latina, e d’ingegno sì pieghevole, che sapea, giusta l’interesse del momento, sostenere opinioni contraddittorie fra loro. Un imprudente Solitario rivelò al viaggiatore i misteri dell’orazione mentale, o contemplativa, occasione che Barlamo non si lasciò sfuggire per deridere i Quietisti, i quali metteano l’anima nell’ombelico,

  1. Il Basnage (Canizii, antiq. lect. t. IV, pag. 363-368) ha esaminato la storia e il carattere di Barlamo. La contraddizione delle opinioni in più circostanze osservata ha dato motivi a dubbj sull’identità della persona. V. anche Fabrizio, Bibl. graec., t. X, p. 427-432.