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266 storia della decadenza

monte Tabor, quistione memorabile, e sublime parto della follia religiosa de’ Greci, che, in tutti gli stati della sua vita, avea tenuto l’animo di Cantacuzeno. I Fachiri dell’India1 e i monaci della Chiesa orientale andavano parimente persuasi, che nell’astrazione assoluta dalle facoltà del corpo e della immaginazione, il puro spirito potesse sollevarsi al godimento o alla visione della divinità. Le espressioni dell’Abate che governava i monasteri del monte Atos2 nel secolo XI ne additeranno in più sensibile guisa l’opinione e le pratiche di questi frati. „Quando sarete soli, dice il Dottore asiatico, chiudete la porta, e sedetevi in un angolo della vostra celletta; sollevate la vostra immaginazione al di sopra di tutte le cose

    suoi amici tribolavano coll’importunità di continue lettere. Egli avea letto il Corano; ma mi accorgo, leggendo il Maracci, che egli ammettea tutte le favole spacciate contra Maometto e l’Islamismo.

  1. V. i viaggi di Bernier t. I, p. 127.
  2. V. Mosheim (Istit. eccles., p. 522, 523), e Fleury, (Ist. eccl. t. XX, p. 22-24-107-114 ec.). Il primo esamina filosoficamente le cause, il secondo trascrive e traduce(*) dominato dai pregiudizj di un prete cattolico.
    (*) Gli articoli di credenza non possono essere dichiarati che da un Concilio generale, e questo fu particolare. Del resto è molto tempo che la ricerca intorno alla luce del monte Tabor non occupa neppur i teologi, fatti più ragionevoli: era un soggetto da Greci del secolo decimoquarto, in cui menti oziose, e ad entusiasmo composte, prendendo le forme de’ lor sillogismi per principj sodi, e per argomenti sicuri, studiavansi, facendo distinzioni arbitrarie e ricerche vane affatto, a farsi più ignoranti di prima, con una ridicola apparente vernice di dottrina, o ad incamminarsi verso la pazzia. (Nota di N. N.).