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dell'impero romano cap. lx | 23 |
fu quello di spedire un’ambasceria scandalosa quanto superba a Saladino1, chiedendogli la restituzione del Santo Sepolcro, e proponendo una lega offensiva e difensiva a questo nemico del nome cristiano. Fra le indegne mani d’Isacco, e del fratello di lui, gli avanzi del greco Impero ebbero l’ultimo crollo. L’isola di Cipro, il cui nome ridesta le idee di dolcezza e di voluttà fu invasa da un Principe della dinastia de’ Comneni; e per un singolare accordo di circostanze, il valore di Riccardo d’Inghilterra trasportò nella Casa di Lusignano questo reame, compenso ben abbondante della perduta Gerusalemme.
[A. D. 1186] La ribellione de’ Valacchi e de’ Bulgari, quanto di ignominia alla monarchia, altrettanto di inquietudine portò alla capitale. Dopo la vittoria di Basilio II, questi popoli si erano serbati sommessi ai principi di Bisanzo, sommessione per vero dire che non recava ai vassalli grande molestia; ma niuno avea mai fatta la pruova di ridurre efficacemente sotto il giogo de’ costumi e delle leggi quelle selvagge tribù. Per ordine di Isacco l’Angelo, vennero private del solo modo di sussistenza che avessero, delle loro greggie, che vennero adoperate alla pompa delle nozze dell’Imperatore. Indi il rifiuto di pareggiarli nello stipendio e nel grado agli altri soldati dell’Impero, gli
- ↑ V. Boadino (Vit. Saladin, pag. 129-131-226, traduzione dello Sculthens). L’ambasciadore d’Isacco parlava indifferentemente il francese, il greco e l’arabo, cosa che in quel secolo può riguardarsi come un fenomeno. Il messaggio del Greco trovò alla Corte del Sultano accoglienza onorevole, ma il molto scandalo che produsse nell’Occidente ne fu il solo effetto.