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264 | storia della decadenza |
avrebbe lasciati al solo Paleologo o la lode, o il biasimo del suo governo; e quai che stati fossero i vizj del giovane, non si poteano mai temerne conseguenze tanto funeste quanto i flagelli di una guerra civile, nella quale le due fazioni si valsero nuovamente dei Barbari e degl’Infedeli che la distruzione dell’una e dell’altra affrettarono.
[A. D. 1353] Il soccorso de’ Turchi che allora si stanziarono in Europa per non più ripartirne, avendo fatto trionfante Cantacuzeno anche in questa terza contesa, Paleologo sconfitto e per terra e per mare dovette cercarsi un asilo presso i Latini dell’isola di Tenedo. L’ardire e la pertinacia del giovine spinsero il vincitore ad un atto che di sua natura rendea irreconciliabile la querela: quella cioè di vestir della porpora il proprio figlio Mattia, collegandolo all’Impero e trasportando così la successione del trono nella famiglia de’ Cantacuzeni. Ma Costantinopoli serbando tuttavia affezione al sangue de’ suoi antichi padroni, questo ultimo affronto affrettò il ritorno del legittimo erede. Un Nobile genovese, dopo avere ottenuta da Paleologo la promessa di sposarne la sorella, imprese di ritornarlo in trono, e due galee e duemila cinquecento ausiliari gli bastarono a mantener la promessa. Sotto pretesto di soccorrerle penurianti, queste galee vennero ricevute in rada, e apertasi una porta di Costantinopoli, i soldati latini sclamarono congiuntamente, „Vittoria e lunga vita all’imperatore Giovanni Paleologo„ al qual grido corrispose la sollevazione degli abitanti. Rimanea tuttavia una copiosa mano di uomini fedeli a Cantacuzeno, ma questo principe afferma nella sua Storia (chi poi glielo crede?) che sicuro di ottener la vittoria, ne fece un sa-