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ciolati1 succeduto alla dignità di Gran Duca [A. D. 1347] comandava la flotta, le guardie e la Porta d’Oro; ma più perfido che ambizioso, non disdegnò i premj del tradimento, dal qual tradimento per altro derivò che lo stato politico delle cose cambiasse senza veruno spargimento di sangue. Sfornita d’ogni modo di resistenza e d’ogni speranza di soccorso l’inflessibile Anna di Savoia, volea tuttavia, difendendo la reggia, contrastare l’ingresso in Bisanzo alla rivale, dimostratasi pronta a veder in cenere la Capitale anzichè un’altra Imperatrice sul trono; ma tanto furore nè a una parte, nè all’altra piaceva, onde il vincitore dettò le condizioni del Trattato, in cui rinnovellò le sue proteste di zelo e di affetto verso il figliuolo del suo antico benefattore. In quella occasione seguirono le nozze della figlia di Cantacuzeno con Giovanni Paleologo, i cui diritti ereditarj vennero stipulati nel Trattato, con che l’amministrazione dell’Impero rimanesse per dieci anni all’Imperatore tutore; onde si videro ad un tempo due Imperatori e tre Imperatrici sedersi sul trono di Costantinopoli. Una generale amnistia avendo calmati i timori e assicurate le proprietà de’ sudditi più colpevoli, vennero celebrate le nozze, e la coronazione, con una esteriorità di concordia e di magnificenza, poco reali ad una stessa maniera. Nel tempo delle ultime turbolenze, erano stati dissipati i tesori dello Stato, e fin guasti, o venduti gli arredi del palagio. Sulla mensa

  1. Niceforo Gregoras svela il tradimento e il nome del traditore (l. XV, c. 8); ma Cantacuzeno (l. III, c. 99) ha la circospezione di tacere il nome di un uomo che egli aveva onorato dell’incarico di suo complice.