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22 storia della decadenza

interesse a quello del popolo collegassero; e solertissimo nel far tremare coloro che gli davano ombra, governò per altro in modo che gli oscuri privati, e le lontane province benedivano la rigorosa giustizia del loro sovrano. Ma il successore di Andronico, vano e geloso del potere supremo acquistato, mancava e del coraggio e dell’ingegno che ad adoprarlo erano nccessarj: i vizj di costui funesti divennero ai sudditi; inutili, se pur ne ebbe qualcuna, le sue virtù. I Greci che alla costui negligenza tutte le calamità dello Stato apponeano, gli negarono persino il merito de’ vantaggi passeggieri, o accidentali che durante il suo regno godettero. Sonnacchioso sul trono, la sola voce del piacere lo ridestava, consagrando tutte le sue veglie a turbe di commedianti e buffoni, ai quali ancora oggetto di sprezzo rendeasi. Il lusso delle feste da esso ordinate e de’ suoi edifizj, superava ogni pompa di cui altra Corte avesse sfoggiato giammai; aveva eunuchi e domestici fino al numero di ventimila, e il mantenimento della mensa e della casa, meno di quattromila lire d’argento, ossia di quattro milioni sterlini annuali non gli costava; a soddisfare le proprie voglie non conoscea che una via; opprimere il popolo, che irritavano egualmente e le vessazioni operate nel riscotere le pubbliche rendite, e l’uso che di queste rendite si faceva alla Corte. Intantochè i Greci numeravano i giorni della loro schiavitù, un Profeta che in guiderdone del suo profetare ottenne da Isacco il Patriarcato, gli predisse, che durante un regno felice di trentadue anni avrebbe esteso sino al monte Libano i confini dell’impero, le sue conquiste oltre l’Eufrate. Ma il solo atto ch’ei fece per verificare una simile predizione,