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dell'impero romano cap. lxiii. 255

comandanti delle truppe e delle province giudicarono miglior interesse per loro il restar sottoposti al debole governo di una donna e d’un prete. L’esercito di Cantacuzeno, diviso in sedici squadre, accampò sulle rive del Melas, per tenere in freno di lì, o intimorire la Capitale. Ma il terrore, o il tradimento ne sbandarono le soldatesche, e gli uffiziali, principalmente i Latini mercenarj, adescati dai doni della Corte di Bisanzo, passarono ad essa. Dopo il quale avvenimento, l’Imperatore ribelle, poichè la fortuna di esso oscillava fra questi due titoli, coi soldati scelti che gli rimanevano, ver Tessalonica si ritrasse; tornati vani i suoi tentativi per impadronirsi di questa rilevante Fortezza, il nemico di lui Apocauco, condottiero di forze molto maggiori, per mare e per terra lo perseguì. Scacciato dalla costa, Cantacuzeno si ritirò, o piuttosto fuggì nelle montagne della Servia, ove adunò i suoi soldati, deliberato di non conservare in propria difesa, se non quelli che si offrirebbero volontarj a sostenere la sua pericolante fortuna. Ma sotto diversi pretesti, la maggior parte di costoro avendolo abbandonato, i fedeli alle sue bandiere si ridussero prima a duemila, poi a soli cinquecento. Il Cral, o despota dei Serviani1, lo

  1. I principi della Servia, Ducange, Fam. Dalmat. etc., c. 2, 3, 4-9, venivano nomati despoti in lingua greca, Cral nell’idioma serviano nativo (Ducange gloss. graec., p. 751). Questo titolo, equivalente a quello di Re, trae a quanto sembra l’origine dalla Schiavonia; d’onde passò fra gli Ungaresi, fra i Greci, ed anche fra i Turchi, che serbano il nome di Padisà all’Imperatore (Leunclavius, Pandect. turc. p. 422). Ottenere il titolo di Cral invece di quello di Padisà, è l’ambizione de’ Francesi a Costantinopoli (Avvertimento intorno alla Storia di Timur-Bec, p. 39).