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dell'impero romano cap. lx | 21 |
preti ed i frati, e colle fatte prede si compensarono delle ricchezze che essi e i loro amici aveano perdute. Di ritorno nell’Occidente, divulgarono per tutta Italia ed Europa la debolezza, l’opulenza, la perfidia, e il feroce astio de’ Greci, i cui vizj, quai conseguenze naturali dello scisma e dell’eresia venner dipinti. I pellegrini della prima Crociata, mossi da scrupolo di coscienza, aveano trascurata la più bella fra le occasioni di aprirsi per sempre la strada di Gerusalemme coll’assicurarsi il possedimento di Costantinopoli; ma un interno cambiamento politico allettò, e quasi costrinse i Francesi ed i Veneziani ad accingersi alla conquista dell’Impero Orientale.
[A. D. 1185-1195] Nel corso della storia di Bisanzo furono per me narrate l’ipocrisia, l’ambizione, la tirannide e la caduta di Andronico, ultimo rampollo della dinastia Comnena che in Costantinopoli abbia regnato. La tempesta politica che balzò dal trono costui, salvò la vita, e fu cagione d’innalzamento ad Isacco l’Angelo, che per linea femminina dalla stessa stirpe scendea1. Al successore di un secondo Nerone non doveva esser difficile il meritarsi l’affetto, e la stima de’ sudditi; eppure qualche volta i Greci il governo di Andronico ebbero ad augurarsi. Almeno questo tiranno, fornito di molto ingegno e di fermo animo, seppe scorgere quai vincoli il suo
- ↑ Il senatore Niceta ha composta in tre libri la storia del regno d’Isacco l’Angelo, p. 228-290, e pensando che ei fu Logoteto ossia primo Segretario e Giudice del Velo, o del palagio, grande imparzialità non ci possiamo aspettare da lui. Gli è però vero che sol dopo la caduta e la morte del suo benefattore, questa storia avea scritta.