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uomini capaci di meditare e sentire videro con profondo dolore come il ridetto Principe, anzichè manifestare tristezza o rimorsi, dissimulava a fatica la gioia per trovarsi libero da due competitori. Tai funesti avvenimenti, e altri disordini che accaddero ancora, distolsero a grado a grado dal nipote l’animo dell’avolo che dopo avere sperimentati vani i consigli e i rimproveri, trasportò sopra un terzo figlio del defunto Michele le sue speranze ed affezioni1; cambiamento politico che venne annunziato col chiamare il popolo a dar nuovo giuramento di fedeltà al Sovrano, ed al successore al trono che questi disegnerebbe. Al mal umore manifestato dall’escluso si unirono nuove colpe, per le quali, tornando sempre indarno i rimproveri, all’ignominia di un processo pubblico si vide esposto. Ma quando stava per profferirsi la sentenza, che forse avrebbe condannato il colpevole a condurre il rimanente de’ suoi giorni rinchiuso in un carcere, o in un monastero, l’Imperatore ricevè la notizia che i partigiani armati del nipote, tutti i cortili del palagio tenevano. Allora acconsentì a cambiare il solenne giudizio in un Trattato di riconciliazione, la qual vittoria incoraggiò a nuove colpe il giovane Andronico e i suoi amici.

Ciò nullostante la Capitale, il Clero e il Senato parteggiando tuttavia pel vecchio Imperatore o almeno

  1. Andronico voleva eleggersi in successore Michele Cattaro, figlio non legittimo di Costantino suo secondogenito. Niceforo Gregoras (l. VIII, c. 3) e Cantacuzeno (l. I, c. 1 e 2) narrano entrambi il divisamento di escludere dal trono il giovane Andronico.