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dell'impero romano cap. lxiii. 237

Storia di que’ giorni. Il nome di Giovanni Cantacuzeno, e le circostanze, fra le quali questo Principe si trovò, son fatte certamente per chiamare sugli scritti del medesimo una viva curiosità. Ma ne’ suoi Comentarj che comprendono un intervallo di quarant’anni dalla ribellione d’Andronico il Giovine, fino al momento in cui rassegnò egli stesso l’impero, si è dovuto osservare essere egli, non men di Cesare e di Mosè, l’attor principale delle scene che imprende a descrivere; e per altra parte nella sua eloquente opera cercheremmo invano la sincerità d’un eroe, o d’un penitente. Benchè ritirato in un chiostro, e lontano dai vizj e dalle passioni del secolo, egli ne ha offerto meno una confessione che una apologia della vita di un ambizioso politico. Anzichè dipingere i caratteri e i divisamenti de’ suoi personaggi, ne presenta soltanto agli sguardi, una superficie speciosa e sfumata degli avvenimenti, colorita dalle lodi che dispensa a sè medesimo e a suoi partigiani. I motivi di questa gente son sempre puri, i fini, legittimi; se cospirano, se ribellano, nol fanno mai con mire di interesse, le violenze o commesse, o tollerate da essi sono atti lodevoli, son naturali conseguenze della ragione e della virtù.

[A. D. 1320] Ad imitazione del primo fra i Paleologhi, Andronico il Vecchio collegò agli onori della porpora il proprio figlio Michele; riguardato, dalla età di diciotto anni fino alla sua morte immatura (intervallo di

    la vita di Andronico il Vecchio (l. VI, cap. 1; l. X, c. 1, p. 96-291). Di tal parte di Storia si duol Cantacuzeno, il quale vi trova una falsa e maligna interpretazione della propria condotta.