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dell'impero romano cap. lxii. 227

quista di Costantinopoli, una moltitudine di tirannetti si disputò la venerabile greca contrada. Le sue antiche città erano in preda a tutti i mali delle guerre civili e straniere, senza che i vantaggi almeno del genio e della libertà li confortasse; a tal che, se la servitù è da preferirsi all’anarchia, la Grecia non dee dolersi di riposare sotto il giogo degli Ottomani. Non mi accingerò presentemente a tessere l’oscura storia delle diverse dinastie che successivamente sorsero e caddero sul continente e nell’isola, ma un senso di gratitudine verso il primitivo soggiorno delle Muse e della filosofia dee far sì che ciascun istrutto leggitore prenda parte al destino di Atene1. Nel parteggiamento dell’Impero, il principato di Atene e di Tebe era stato dato in ricompensa ad Ottone De la Roche, nobile guerriero della Borgogna2, che governò col titolo di Gran Duca3, al qual titolo i Latini attribuivano un particolare significato, e i Greci una ridicola origine che fino ai giorni di Costantino ascendea4. Il ridetto Ottone seguiva gli stendardi

  1. V. la Storia del laborioso Ducange, e l’accurata tabella delle dinastie francesi; ove trovansi raccolti i trentacinque passi della stessa Storia che citano i Duchi d’Atene.
  2. Il Villehardouin in due luoghi, fa menzione onorevole di Ottone De la Roche (n. 151-235), e nel primo d’essi il Ducange aggiugne tutto quanto si è potuto sapere intorno alla persona e alla famiglia di questo Duca d’Atene.
  3. Da questi Principi latini del secolo XIV il Boccaccio, il Chaucer, il Shakespeare, hanno tolto il loro Teseo, Duca di Atene. Un secolo ignorante attribuisce ai tempi i più remoti la propria lingua e i proprj costumi.
  4. Non in diversa guisa Costantino ha dato un Re alla Sicilia, alla Russia un magnus dapifer dell’Impero, a Tebe il primicerius. Il Ducange (ad Niceph. Gregor., l. VII, c. 5)