Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XII.djvu/230

226 storia della decadenza

e dell’Asia. Non trovando miglior modo di tenerseli lontani, i Greci, diedero eglino stessi il guasto a tutti i dintorni di Bisanzo: i contadini si ritrassero entro le mura della città colle loro mandrie, uccidendo in un sol giorno tutta quella parte di esse che non poteano nè rinchiudere, nè nudrire. Per quattro volte Andronico rinovò proposte di pace che sempre furono inflessibilmente respinte; se non che la scarsezza de’ viveri e le discordie de’ Capi, costrinsero finalmente i Catalani a sottrarsi dalle rive dell’Ellesponto e dalle vicinanze della Capitale. Gli avanzi della Grande Compagnia, dopo essersi divisi dai Turchi, continuarono le loro corse per traverso alla Macedonia e alla Tessaglia, cercandosi nuove stanze nel cuor della Grecia1.

[A. D. 1204-1458] Dopo alcuni secoli che i Greci erano stati dimenticati, l’invasione dei Latini non li ridestò che per sottometterli a nuovi disastri. Durante due secoli e mezzo che trascorsero fra la prima e l’ultima con-

  1. Pachimero, ne’ suoi libri XI, XII, XIII, fa un minutissimo racconto della guerra de’ Catalani insino all’anno 1308; Niceforo, diffondendosi meno, la descrive più compiutamente (l. VII, 3-6). Il Ducange che riguarda questi venturieri come francesi, ne ha seguiti i passi colla esattezza ad esso connaturale (Hist. C. P. l. VI, c. 22-46): cita una Storia d’Aragona che ho letta con piacere, e che gli Spagnuoli esaltano siccome un modello di componimento e di stile (Expedicion de los Catalanos y Aragones contra los Turcos y Griegos; Barcellona 1623 in 4; Madrid 1777, in 8.). Don Francisco de Moncada, conte di Ossona, avrà imitato Cesare o Sallustio, avrà tradotti i contemporanei greci, o italiani; ma egli non addita mai le sue autorità, nè trovo veruna testimonianza nazionale che confermi le imprese de’ suoi compatriotti.