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dell’Imperatore greco, e di Pietro Re d’Aragona1, che possedeva i paesi marittimi di Valenza e della Catalogna. All’ambizioso Pietro offerse una corona, che questi potea giustamente pretendere, fondandosi sui diritti già acquistati nello sposarsi alla sorella di Manfredi, e sugli estremi voti di Corradino; che dal ferale talamo disegnò, gettando il proprio anello, l’erede dei suoi diritti e il vendicatore della sua morte. Quanto a Paleologo era facile l’indurlo a favorire una impresa che interrompendo al suo nemico il divisamento di portar la guerra fra gli stranieri, gli dava inoltre la briga di difendersi ne’ proprj Stati da una congiura: laonde somministrò mille once d’oro, divenute opportunissime ad armare una flotta di Catalani, che sotto bandiera sacra, e col pretesto di mover guerra ai Saracini dell’Affrica, spiegaron le vele. Travestito or da frate, or da mendicante, l’instancabile ministro della congiura corse da Costantinopoli a Roma, e dalla Sicilia a Saragossa. Nel medesimo tempo, Papa Nicolò, nemico personale di Carlo, sottoscrisse un Trattato e un atto di donazione, che trasportava i feudi di S. Pietro dagli Angioini agli Aragonesi. Il segreto di una tanta cospirazione, benchè diffuso in sì grande numero di paesi, e liberamente comunicato a tanta moltitudine di persone che ad essa partecipavano, fu conservato oltre a due anni con una gelosia senza esempio; perchè ciascun cospiratore imbevuto erasi della massima di

  1. V. il carattere e i pensamenti di Pietro Re d’Aragona nel Mariana (Storia di Spagna, l. XIV, c. VI, t. II). Il lettore perdonerà i difetti del Gesuita in grazia dello stile, e spesse volte in grazia del discernimento dello Storico.