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212 storia della decadenza

riero cattolico rifiutò ogni proposta di accomodamento speditagli da Manfredi. „Portate, dicea Carlo d’Angiò, questa risposta al Sultano di Nocera; ditegli che Dio e le nostre spade decideranno fra noi, e che se egli non mi manda in paradiso, io lo manderò sicuramente all’inferno„. Gli eserciti vennero a scontro; non so in qual parte dell’altro Mondo andasse Manfredi, ma in questo perdè presso Benevento la battaglia, gli amici, la corona e la vita. Napoli e la Sicilia furono immantinente popolate da una schiatta bellicosa di Nobili francesi, l’ambizioso Duce de’ quali si riprometteva la conquista dell’Affrica, della Grecia e della Palestina. Non mancando speciosi motivi che lo potevano indurre a sperimentare primieramente le sue armi contro Costantinopoli, Paleologo, che poco fidavasi sulle proprie forze, portò per più riprese appellazione dalle ambiziose mire di Carlo ai sensi umani di S. Luigi, che sul feroce animo del fratello una giusta prevalenza serbava. Indugiò qualche tempo di più ne’ novelli Stati il fratello del Re di Francia per l’invasione di Corradino, ultimo erede della Casa imperiale di Svevia; ma soggiaciuto questo giovine Principe ad una impresa maggiore delle sue forze, la testa di lui cadendo pubblicamente sopra di un palco, indicò ai rivali di Carlo che non solo per gli Stati, ma per le proprie vite dovean paventare. Portò nuova tregua alle inquietudini dell’Imperatore di Bisanzo l’ultima Crociata che San Luigi imprese sulla costa dell’Affrica; perchè era cosa naturale che il Re di Napoli, mosso parimente da riguardi di dovere e d’interesse avrebbe coi soldati suoi e colla persona secondate le sante armi del proprio fratello; ma la