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dell'impero romano cap. lxii. 207

Prelati dell’anello e della mitra, cantò in greco e in latino il simbolo di Nicea coll’aggiunta del filioque, ringraziando Dio che lo avea predestinato alla gloria di riconciliar le due Chiese. Indi i Nunzj del Papa accompagnarono i deputati nel lor ritorno a Bisanzo, a fine di dar compimento a questa rigenerazione dei Greci; e ben apparisce dalle istruzioni che questi ebbero, come la politica del Vaticano di uno specioso titolo di supremazia non fosse contenta. Secondo queste, doveano indagare accuratamente l’animo del sovrano e del popolo; assolvere que’ membri del Clero scismatico, che, abbiurati i loro errori, presterebbero giuramento di obbedienza alla Sede Appostolica; mettere in uso per tutte le Chiese il simbolo ortodosso; preparar le cose al ricevimento di un Cardinale Legato munito dei poteri alla sua dignità e all’uffizio suo pertenenti; imprimere nell’animo dell’Imperator greco il sentimento de’ vantaggi che la protezione temporale del romano Pontefice poteva fruttargli1.

[A. D. 1277-1282] Ma questi deputati non trovarono un sol partigiano presso una nazione che profferiva con orrore i nomi di Roma e di riconciliazione con essa. Per vero dire non tenea più il Patriarcato Giuseppe, in luogo del quale stavasi allora Vecco, ecclesiastico ornato di dottrina come di moderati sentimenti. Gli stessi motivi obbligavano tuttavia l’Imperatore nelle sue proteste pubbliche di riconciliazione colla Chiesa romana: ma in privato, ostentando disapprovazione dell’orgoglio

  1. Queste singolari istruzioni che il Wading e Leone Allazio hanno tolte, qual con maggiore, qual con minore esattezza, dagli archivj dei Vaticano, trovansi o compilate, o tradotte nel Fleury (t. XVIII, p. 252-258).