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dell'impero romano cap. lxii. 205

nere umano1. Paleologo studiò tutti gli espedienti atti a persuadere, ad intimorire, a corrompere gli ecclesiastici più apprezzati dal popolo, e ad ottenerne partitamente i suffragi, or motivi di pubblica sicurezza, ora argomenti di carità cristiana adducendo. Pesati nella bilancia della politica e della teologia, il testo de’ Santi Padri e l’armi de’ Franchi, i più moderati senza però approvare il supplimento2 aggiunto al Simbolo di Nicea, s’indussero a confessare che credeano non impossibile l’accordo delle due proposizioni dalle quali derivava lo scisma, riducendo ad un senso cattolico ed ortodosso la processione dello Spirito Santo del Padre per il Figlio, o del Padre e del Figlio3. Quanto poi alla supremazia del Papa, benchè fosse una materia men ardua dell’altre a comprendersi, era più difficile il trovar sovra essa i prelati e i monaci greci d’accordo. Nondimeno, Michele non si stancava di rimostrar loro che poteano, senza pericolo, considerare il Vescovo di Roma come il primo fra i patriarchi, trovandosi in tale

  1. Attese le corrispondenze mercantili che passavano fra i Genovesi ed i Veneziani, i Greci chiamavano con insulto i Latini καπηλοι, βανανυσοι merciaiuoli e meccanici (Pachimero, l. V, c. 10). Gli uni sono eretici di nome, gli altri di fatto, come i Latini, dice il dotto Vecco (l. V, c. 12) che si convertì poco dopo (c. 15, 16), e fu fatto Patriarca (c. 24).
  2. Abbiamo già detto di questa aggiunta. (Nota di N. N.)
  3. In questo novero è da porsi lo stesso Pachimero il cui racconto compiuto ed imparziale occupa il quinto e sesto libro della sua Storia. Ciò non di meno egli non fa menzione del lionese Concilio, mostrandosi anzi persuaso che i Papi risedessero sempre a Roma, o nell’Italia.