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dell'impero romano cap. lxii. 203

ria o alla felicità de’ suoi sudditi. Nondimeno tolse ai Franchi diverse isole delle più importanti che questi possedevano sull’Arcipelago, Lesbo, Chio e Rodi; e l’armi del fratello di lui Costantino, governatore di Sparta e della Malvasia, ricuperarono tutta la parte orientale della Morea da Argo e Napoli insino al Capo di Tenaro. Il Patriarca censurando agramente lo spargimento del sangue cristiano, ebbe l’audacia di opporre all’armi de’ Principi i suoi scrupoli timorosi; e per vero dire, mentre questi intendevano a far conquiste nell’Occidente, i Turchi devastavano le contrade poste al di là dell’Ellesponto, e con immense depredazioni giustificavano il parere di un Senatore greco; il quale morendo predisse che il nuovo conquisto di Costantinopoli avrebbe costato ai suoi concittadini la perdita di tutta l’Asia. Vincitore, col solo braccio de’ suoi capitani, Michele, la spada di lui irrugginì nell’imperiale palagio, e le negoziazioni che egli ebbe coi Pontefici, e col Re di Napoli, sol per tratti di una politica perfida e sanguinaria lo han segnalato1.

[A. D. 1274-1277] I. Il Vaticano era l’asilo più naturale cui potesse riparare un Imperatore latino scacciato dal trono, e il Pontefice Urbano IV si mostrò commosso dalle sciagure del principe fuggitivo, e deliberato a sostenerne i diritti. Bandite una Crociata contra i Greci

  1. I sei primi de’ tredici libri di Pachimero, e il quarto e quinto di Niceforo Gregoras, contengono il regno di Michele Paleologo, il quale morì quando Pachimero avea quarant’anni. In vece di dividere la Storia scritta dal medesimo in due parti, come ha fatto l’editore di essa, il padre Poussin, mi è piaciuto seguire il Ducange e il Cousin, che ridussero i tredici libri in una sola serie.