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dell'impero romano cap. lxii. 201

Gregorio vescovo di Andrinopoli, venne ad occupare la sede patriarcale di Bisanzio; ma non avendo egli stesso bastante prevalenza per dare all’assoluzione dell’Imperatore tutta l’autenticità che bramavasi, Giuseppe, accreditato monaco, adempiè questa rilevantissima cerimonia che accadde alla presenza del Senato e del popolo. Solo in termine di sei anni, l’umile penitente potè essere riammesso nella Comunion de’ Fedeli; ed è pur vero dire un conforto per l’umanità, il pensare che la prima condizione impostagli onde ottenere il perdono celeste, fu quella di mitigare la sorte del misero Lascaris. Ma lo spirito di Arsenio dominando tuttavia sopra una potente fazione surta nel monachismo e nel clero, mantenne uno scisma che oltre ai quarant’otto anni durò. Michele e il figlio di lui, rispettando gli scrupoli de’ pii faziosi, posero il massimo riguardo nell’affrontarli, onde la riconciliazione degli Arseniani divenne un affar serio di Chiesa e di Stato. Animati da una fiducia figlia del fanatismo, proposero questi di provare con un miracolo la giustizia della lor causa. Vennero gittate sopra un rogo ardente due carte, in una delle quali trovavasi registrato il voto degli Arseniani, nell’altra quel de’ contrarj; non dubitando i primi che le fiamme avrebbero portato rispetto alla verità; ma sfortunatamente entrambe le carte bruciarono; non preveduto incidente che restituì la pace per un giorno, prolungò le discordie per una generazione1, al finir

    timo testamento dell’inflessibile Patriarca (Dupin, Bibl. ecclés., t. X, p. 95).

  1. Pachimero (l. VII, c. 22) serba contegno di filosofo