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dell'impero romano cap. lxii. | 197 |
[A. D. 1261] Il ritorno de’ Greci a Costantinopoli venne celebrato, siccome l’epoca di un novello impero: il solo conquistatore, fondato sul diritto della propria spada, rinovò la cerimonia della sua incoronazione nella Cattedrale di S. Sofia; Giovanni Lascaris, pupillo di Michele, e legittimo Sovrano, vide a poco a poco sparire le prerogative della sua dignità, e cancellato dagli atti del governo il suo nome; ma i diritti di lui vivevano ancora nella ricordanza de’ popoli, ed egli intanto avanzavasi verso gli anni della virilità e dell’ambizione. Fosse timore, o ribrezzo, Paleologo non lordò nel sangue di un innocente Principe le sue mani; ma perplesso fra i sentimenti dell’usurpatore e que’ del parente, si affrancò il possedimento del trono, mercè uno di que’ delitti imperfetti, co’ quali i moderni Greci eransi già addimesticati, e poichè la privazione della vista rendea un principe incapace di governare l’Impero, a questo colpevole espediente ricorse; ma invece che all’infelice giovane fossero strappati gli occhi, si pensò a distruggere in esso la forza del nervo ottico esponendolo alla riflessione ardente di un arroventato bacino1; dopo di che confinato in un lontano castello,
- ↑ Questo modo men barbaro di privar gli uomini della vista vuolsi trovato da Democrito, che stanco di vedere il Mondo, ne abbia fatta l’esperienza sopra sè stesso; ma è una favola. Il vocabolo abbacinare, latino e italiano, ha offerta occasione al Ducange (Gloss. latin.) di passare in rassegna i diversi modi adoperati per accecare. I più violenti erano, arderli con un ferro rosso o con aceto bollente, ovvero stringer la testa del paziente con una corda sin tanto che gli occhi ne uscissero. Come è ingegnosa la tirannide!
ceforo Gregoras (l. IV, 7), e quanto al trattamento usato verso i sudditi latini, il Ducange (l. V, c. 30, 31).