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188 | storia della decadenza |
2. Sotto il regno successivo, essendo Paleologo governator di Nicea, fu avvertito, in tempo che Teodoro era lontano, dei pericoli da temersi dalla diffidenza di questo principe, che probabilmente accigneasi a compensarne i servigi col dargli morte, o privarlo per lo meno degli occhi. Per non fare una tale esperienza, il Contestabile, seguito da alcuni servi, abbandonò la città e gli Stati di Teodoro; spogliato indi dai Turcomani nell’attraversare il Deserto, trovò nondimeno alla Corte del Sultano ospizio e buon’accoglienza. Ridotto ad una tanto equivoca condizione di vita l’esule illustre, seppe unire i doveri che gli imponea la gratitudine verso il Sultano a quelli di cittadino; laonde mentre i Tartari respingea dai dominj del suo benefattore, mandava salutevoli avvisi alle guernigioni romane delle frontiere, e pervenne ad ultimare un Trattato di pace, fra le cui condizioni vi fu quella, decorosa per lui, della sua grazia e del suo ritorno alla patria.
3. Intanto ch’egli stava difendendo l’Oriente contra le fazioni del despota dell’Epiro, il Principe, sul solo fondamento di nuovi sospetti, lo condannò, e questa volta Michele, fosse debolezza, o fedeltà, porse la mano alle catene, e si lasciò condurre da Durazzo a Nicea, cammino di circa seicento miglia. Il ministro incaricato di una commissione sì odiosa, per altro la mitigò coi riguardi usati verso del prigioniere; ne andò guari che i pericoli sovrastanti ad esso, dileguarono per l’infermità dell’Imperatore, e cessarono affatto allor quando questi giunto all’istante della morte raccomandò al medesimo Paleologo il proprio figlio; col quale atto nel modo il più evi-