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dell'impero romano cap. lx 15

triarca nel congedarsi da questo perduto gregge, lo avvertì con una lettera piena di fiele di evitare e abborrire le eresie de’ Latini. [A. D. 1054] La nascente maestà del Romano Pontefice, non potè comportare questa insolenza d’un ribelle; onde Michele Cerulario pubblicamente, e in mezzo di Costantinopoli, si vide dai Legati Pontifizj scomunicato. Consegnarono questi sull’altare di S. Sofia il terribile anatema che chiarendo1 le sette mortali eresie dei Greci, condannava all’eterna società del demonio, e degli angeli delle tenebre, i colpevoli predicatori di queste eresie e i loro sfortunati settarj. Sembrò talvolta che la concordia si rimettesse; perchè, giusta i bisogni della Chiesa o dello Stato greco, or da una banda, or dall’altra, al linguaggio della dolcezza e della carità si piegava; ma non mai i Greci abbiurarono i proprj errori, non mai i Papi ritrattarono le lor sentenze; talchè può quivi riguardarsi l’epoca del consumato scisma dell’Oriente. Ciascun nuovo atto ardimentoso de’ Romani Pontefici lo ingrossò2. Le sventure, l’umiliazione de’ Monarchi alemanni fecero arrossire e tremare gl’Imperatori di Costantinopoli, la possanza temporale e la vita militare del Clero latino il popolo Greco scandalezzarono3.

  1. V. questo anatema nell’opera I Concilj (tom. XI, p. 1457-1460).
  2. Lo scisma s’accrebbe non solamente per le ardite intraprese dei Papi, ma anche per quelle de’ Patriarchi Greci; la passione irritava, e trasportava tanto una parte, che l’altra. (Nota di N. N.).
  3. Anna Comnena (Alexiad., l. I, p. 31-33) dipinge l’orrore che concetto aveano, non solamente la Chiesa greca, ma anche la Corte, contro Gregorio VII, i Papi, e la Comunione