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tudine che gli estremi momenti della sua vita acerbò, dovette augurarsi le soavità dello studio e la libertà della vita secolare che all’ambizione aveva posposte. Ad ogni politico cambiamento, il clero cedea docilmente e senza perplessità al soffio dell’aura di Corte, e ad ogni cenno del nuovo principe; onde un Sinodo di trecento Vescovi teneasi sempre indifferentemente apparecchiato o a celebrare il trionfo del Santo, o ad imprecare l’esecrabile Fozio caduto dal seggio1; e i Papi, sedotti da promesse ingannevoli di soccorsi, o di ricompense, si lasciavano condurre ad approvare questi atti contraddittorj, e per via di lettere o di Legati, i Sinodi di Costantinopoli ratificarono. Ma la Corte ed il popolo, Ignazio e Fozio, in una cosa convenivano, nel non ammettere le pretensioni de’ Papi. I ministri di questi vennero insultati, o posti in carcere: la processione dello Spirito Santo dimenticata, la Bulgaria unita per sempre al trono di Bisanzo; e lo scisma si fece più durevole per le censure rigorose emanate dagli stessi Papi contro le moltiplicate ordinanze che un Patriarca irregolare avea decretate. L’ignoranza e la corruttela del decimo secolo sospesero le contestazioni fra i due popoli, le nimistà loro non ammollì; ma allorchè, la spada de’ Normanni fece ritornare le chiese della Puglia sotto la giurisdizione di Roma, il Pa-

  1. Il Sinodo tenutosi a Costantinopoli nell’anno 869, ottavo fra i Concilj generali, è l’ultima Assemblea dell’Oriente che dalla Chiesa romana siasi riconosciuta. Questa non ammette i Sinodi di Costantinopoli degli anni 867 e 879 non men copiosi e romorosi degli altri, ma che si mostrarono favorevoli a Fozio.