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dell'impero romano cap. lxi. 171

testava che avrebbe sagrificato il suo unico figlio se lo avesse creduto capace di cambiare nel più luminoso destino i suoi titoli e diritti ad essere riconosciuto principe legittimo della Casa di Francia1.

III. Giusta gli antichi registri dell’Abbazia di Ford, i Courtenai della Contea di Devon, discendono dal principe Floro, secondogenito di Pietro, e pronipote di Luigi il Grosso2. Questa favola inventata dalla gratitudine, o dalla venalità de’ monaci, venne con troppa facilità ammessa dai nostri antiquarj Cambden3 e Dugdale4; ma si accomoda così poco ai tempi, ed è sì palesemente contraria alla verità, che la stessa famiglia di Devon per un principio di giudizioso or-

  1. Il fatto singolare quivi accennato trovasi nell’opera Recueil des Pièces interessantes et peu connues (Maestricht 1786, in quattro volumi in 12); e l’editore ignoto cita chi lo narrò avendolo inteso dal labbro medesimo di Elena di Courtenai, marchesa di Beaufremont.
  2. Dugdale (Monasticon anglicanum, vol. 1, pag. 786). Cotesta favola però dovrebbe essere stata architettata prima di Odoardo III. I pietosi scialacquamenti fattisi dalle tre prime generazioni dei Courtenai a favore dell’abbazia di Ford, vennero seguìte da tirannide per una parte, da ingratitudine per l’altra; quando si fu alla sesta generazione i monaci non tennero più registro nè delle nascite, nè degli atti, nè delle morti de’ lor protettori.
  3. Nella Britannia del Cambden ove trovasi l’albero genealogico dei Conti di Devon, leggasi però una espressione che mette in dubbio l’origine regia, e regio sanguine ortos credunt.
  4. Il Dugdale nel suo Baronnage (part. I, p. 634), rimette i leggitori al suo Monasticon. Non avrebbe egli dovuto correggere i registri dell’abbazia di Ford, e togliere di mezzo questo fantasma del principe Floro, distrutto dall’autorità saldissima degli Storici francesi?