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dell'impero romano cap. lxi. |
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corpo d’esercito ad una distanza opportuna per venirgli all’uopo in soccorso, potea, protetto dalle tenebre, innoltrarsi con una scelta scorta. Nel medesimo tempo che alcuni della spedizione avrebbero poste le scale alla parte più bassa delle mura, di dentro sarebbesi trovato pronto un vecchio Greco, il quale avea promesso introdurre per una via sotterranea fino alla propria casa una parte de’ suoi compatriotti; e questi di lì sarebbersi trasferiti alla porta d’Oro che da lungo tempo più non si apriva, ed atterrati dalla parte interna i battitoi, i Greci doveane trovarsi padroni di Bisanzo, prima che i Latini fossero stati avvertiti del loro pericolo. Dopo essere stato perplesso per qualche tempo, Alessio si abbandonò allo zelo dei Volontarj, che ardimentosi, e pieni di fiducia riuscirono, talchè quanto ho narrato sul divisamento dell’impresa, basta ad additarne l’adempimento e il buon successo1. Per vero dire Alessio, oltrepassata appena la soglia della porta d’Oro, tremò egli stesso sulla propria temerità; fermossi, deliberò, ma lo costrinse l’ardir disperato de’ Volontarj, che gli mostrarono quasi impossibile in quel momento, e più pericolosa dell’assalto la ritirata. Intanto che Alessio tenea le sue truppe regolari in ordine di battaglia, i Comani si sparsero per tutte le bande: fu sonato a raccolta: e le minacce di saccheggio e d’incendio che
- ↑ I Latini raccontano brevemente la perdita di Costantinopoli la cui conquista è stata in modo più soddisfacente descritta dai Greci, vale a dire da Acropolita (c. 85), da Pachimero (l. II, c. 26-27), da Niceforo Gregoras (lib. IV, c. 1, 2). V. Ducange, Hist. C. P., l. V, c. 19-27.