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dell'impero romano cap. lxi. 139

mania vedeano la necessità di rimettere lo scettro fra le mani d’un adulto e d’un eroe. Il nome e l’uffizio di reggente, cose non erano da offerirsi al rispettabile Re di Gerusalemme. Onde accordaronsi di conferirgli, sua vita durante, il titolo e le prerogative imperiali, sotto l’unico patto che ei concedesse la figlia sua secondogenita in moglie a Baldovino, serbato nella maggiorità degli anni a succedergli nel trono di Costantinopoli. La scelta di Giovanni di Brienne, la sua presenza e la sua fama, fecero rinascere la speranza de’ Greci e de’ Latini. Ammiravano il contegno guerriero1, il vigor d’un vegliardo che gli ottant’anni già oltrepassava, e la statura che dalle proporzioni ordinarie toglievasi; ma l’avarizia e l’amor della quiete a quanto appariva aveano raffreddato nel suo animo l’ardor delle imprese; lasciate sbandar le sue truppe, due anni interi in un vergognoso ozio per esso trascorsero. Solamente da questo sonno il destò il formidabile collegarsi di Vatace Imperator di Nicea con Azan Re de’ Bulgari. Conducendo un esercito di centomila uomini, e una flotta di trecento legni da guerra, i due Imperatori assediarono Costantinopoli; mentre le forze dell’Imperatore latino in soli centosessanta cavalieri e in una picciola mano d’arcieri, o di sergenti era posta. Sto perplesso nel raccontare che invece di pensare a difendere la città, questo eroe fece una sor-

  1. V. Acropolita, c. 27. Lo storico, allor fanciullo, ebbe in Costantinopoli la sua educazione. Aveva undici anni, quando il padre del medesimo per sottrarsi al giogo dei Latini abbandonò ricchi possedimenti, riparando alla Corte di Nicea, ove il figlio di lui ai primi onori venne innalzato.