Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
dell'impero romano cap. lx | 9 |
dannavano la novità, e nondimeno all’opinione delle nazioni transalpine si mostraron propensi. Parea lor desiderio il coprire questa inutil ricerca col manto del silenzio e della carità; onde nella corrispondenza fra Carlomagno e Leone III, vediamo il Pontefice tener linguaggio di assennato politico, il Monarca abbandonarsi alle passioni e alle massime pregiudicate d’un
contro gli Ariani, e contro i Semiariani. Sappiamo per altro da tutti gli Storici ecclesiastici, che alcuni anni dopo, il Papa legittimo Liberio, stanco dell’esilio e dolente della perdita della luminosa Sede Romana, cui l’aveva condannato l’Imperatore Costanzo figlio di Costantino, sostenitore degli Ariani contro gli Atanasiani, ossia Cattolici, sottoscrisse una formula di Fede Ariana, contraria a quella del Concilio di Nicea, non ammettendo il consubstantialem, scritto nel Credimus ec., di Nicea, e che il frutto ne fu il ricuperare il ricchissimo, e potente Vescovato di Roma: ma sappiamo altresì, che poscia fu egli dolente del suo fallo nella materia dogmatica, e ritornò a credere la divinità di Gesù Cristo, ammettendo la parola consubstantialem; siccome era stata dichiarata dal Concilio di Nicea nel Credimus ec. coll’espressione Jesum Christum Filium ejus consubstantialem Patri. Il famoso Osio Vescovo di Cordova presidente del Concilio di Nicea, principale sostenitore della divinità di Gesù Cristo, e dell’espressione, consubstantialem Patri che la significava, e confidente di Costantino che fu con pompa imperiale, e con soldatesche al Concilio stesso, sottoscrisse pure la formula Ariana, negante la divinità di Cristo, sotto lo stesso Imperatore Costanzo, per evitare l’esilio, e per conservare l’immense ricchezze procacciatesi col favore dell’antecessore Imperator Costantino. Liberio cedette alle insinuazioni, e agli argomenti di due Vescovi Ariani, Arsacio e Valente: abbiamo già le lettere e le risposte. Vedi Lebbe, Collectio Conciliorum (Nota di N. N.).