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dell'impero romano cap. lxi. 123

che dovea condurgli un soccorso di ventimila Armeni, sarebbesi veduto in istato di assalire il Re de’ Bulgari con eguaglianza di numero, e superiorità assoluta di armi e di disciplina. Ma lo spirito di cavalleria non sapendo per anco discernere dalla viltà la prudenza, l’Imperatore mosse al campo, scortato da soli cenquaranta cavalieri, e dal lor seguito ordinario di arcieri e sergenti. Dopo inutili rimostranze, il Maresciallo finalmente obbedì al comando di condurre l’antiguardo in sulla strada di Andrinopoli; il Conte di Blois conducea il corpo di battaglia, al retroguardo il vecchio Doge si stava. Accorsi da ogni banda sotto le bandiere di questo piccolo esercito i fuggitivi Latini, s’imprese tosto l’assedio di Andrinopoli, e tali erano le pie intenzioni de’ Crociati, che durante la Settimana Santa, davano opera a devastar foraggiando la campagna, e a fabbricar macchine intese alla distruzione di un popolo di Cristiani. Ma ben tosto interruppeli la cavalleria leggiera de’ Comani, venuta arditamente a scaramucciare quasi sul confine delle disordinate lor linee. Il Maresciallo pubblicò un bando che avvertiva la cavalleria di trovarsi pronta per montare a cavallo, e ordinarsi in battaglia al primo suono di tromba, minacciando pena di morte a chiunque si fosse distolto dai compagni per inseguire il nemico. Primo a disobbedire ad una provvisione tanto sensata il Conte di Blois, fu cagione colla sua imprudenza della perdita dell’Imperatore. Al primo impeto de’ Latini, essendosi i Comani, a guisa di Parti o di Tartari, dati alla fuga, dopo una corsa di due leghe, voltaron fronte congiuntamente, e avvilupparono i pesanti squadroni francesi nel momento che stremi dal