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cile, fra Novogorod e il mare, venne scoperta: durante la state attraversavansi un golfo, un lago, un fiume navigabile: nel verno la superficie solida di una immensa pianura di diaccio offeriva ai viaggiatori il cammino. Dai dintorni di questa città, i Russi calavansi per li fiumi che vanno a cader nel Boristene; le loro navicelle formate di un solo albero portavano schiavi d’ogni età; pellicce d’ogni specie, il mele delle loro api, le pelli de’ loro animali, e tutte le derrate del Settentrione, condotte venivano, e raccolte trovavansi ne’ magazzini di Kiovia. Il mese di giugno era per ordinario il tempo in cui la navigatrice carovana partivasi. Il legno di quelle navicelle serviva indi a fabbricar remi, e tavole per battelli più ampj, e di maggiore durata; e questi nuovi navigli scendeano senza ostacolo giù pel Boristene, fino a sette o tredici catene di roccie, che, opponendosi al letto del fiume, ne mandano precipitando le acque. Se di minor conto erano queste cateratte, bastava l’alleggerire i battelli; ma le più rilevanti essi non potevano superare; i navicellai allora vedeansi costretti a trasportare per terra le barche e gli schiavi, e durante questo penoso viaggio di sei miglia, stavano in continuo pericolo di essere assaliti dai malandrini del deserto1. Alla prima isola che tro-

    gulis Lettoviae) et Graecis. Davasi ai Russi il nome di Greci, anche prima della loro conversione; conversione imperfetta assai, se conservarono l’uso di consultare gli stregoni della Curlandia. (Bayer, t. X, p. 378-402 ec. Grotius Prolegomen. ad Hist. goth., p. 99).

  1. Costantino accenna solamente sette cateratte delle quali indica i nomi in lingua russa e schiavona. Ma tredici ne addita il signor di Beauplan, ingegnere francese, che avea esami-