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confidenza, e raccolti a Costantinopoli, ebbero ivi l’incarico della guardia del palagio; accresciuti di poi da una banda numerosa di loro compatriotti, gli abitanti di Thule; denominazione di paese generale e vaga, che in tal circostanza alla Inghilterra si riferisce. Erano pertanto i nuovi Varangi una colonia di Inglesi e Danesi al normanno giogo sottrattisi. La consuetudine del migrare e del corseggiare avea riuniti i diversi popoli della terra: questi esuli, ben ricevuti alla Corte di Bisanzo, ivi conservarono, sino agli ultimi anni dell’Impero, una lealtà immune da taccia, e l’uso delle lingue inglese e danese. Armato l’omero della loro larga azza da guerra a due tagli, accompagnavano l’Imperatore al tempio, al senato e all’Ippodromo; alla fedele loro guardia ei doveva la tranquillità de’ suoi sonni e de’ suoi conviti; fra le lor mani, sicure del pari e coraggiose, le chiavi del palagio, dell’erario e della Capitale si stavano1.

Nel decimo secolo le geografiche cognizioni che si aveano sulla Scizia erano assai più estese di quelle degli Antichi; e la monarchia dei Russi tiene una im-

  1. Il Ducange ha raccolti i passi degli autori originali che hanno scritto dello stato, e della storia de’ Varangi a Costantinopoli (Gloss. med. et infim. graecitatis, sub voce βαραγγοι; med. et infim. latinitatis, sub. voce Vagri. Not. ad Alex. Annae Comnenae, p. 256, 257, 258; Notes sur Villehardouin, p. 296-299). V. ancora le note del Reiske sul Ceremoniale aulae Byzant. di Costantino t. II, p. 149, 150. Sassone il Grammatico assicura che essi parlavano la lingua danese; ma se si crede al Codino si valsero fino al decimoquinto secolo, dell’inglese, come idioma nativo. Πολυχρονιζουσι