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dell'impero romano cap. lv 75

coraggio, perchè un corpo di trecento o quattrocento uomini a cavallo intraprese e sovente mandò a termine le sue corse sino alle porte di Tessalonica, e di Costantinopoli. Epoca disastrosa dei secoli nono e decimo, in cui l’Europa si vide assalita in una volta da Settentrione, da Oriente, e da Mezzogiorno; molte contrade della medesima vennero a vicenda devastate dai Normanni, dagli Ungaresi e dai Saracini, e Omero avrebbe potuto paragonare questi selvaggi nemici a due lioni che ruggiscono sullo sbranato corpo di un cervo1.

[A. D. 934] L’Alemagna e la Cristianità andarono debitrici di lor salvezza a due Principi Sassoni, Enrico l’Uccellatore, e Ottone il Grande, che in due memorabili battaglie, fiaccarono per sempre la possanza degli Ungaresi2. Il prode Enrico che giacea infermo, allora quando intese la notizia della invasione, dimenticando il suo debole stato, si pose a capo delle soldatesche, perchè l’animo suo conservava intero il proprio vigore; e il buon successo alle provvisioni che egli diè corrispose. „Miei colleghi, egli diceva ai soldati nella mattina della pugna, ognun di voi stia fer-

  1. – λεονθ’ ως δηρινθητην
    Οτ’ ουρεως κορυφεσι περι κταμενης ελαφιοιο

    Αμφω πειναοντε μεγα φρονεοντε μαχεςθον

    Contendeano come due leoni i quali nelle vette di un monte combattono affaticati e animosi per una cerva uccisa.

  2. Il Katona (Hist. ducum, p. 360-368-427-470) discute a lungo tutto quanto a queste due battaglie si riferisce. Luitprando (l. II, c. 8, 9) offre sicurissime testimonianze intorno alla prima, e Witichin (Annal. Saxon. l. III) sulla seconda; ma uno Storico critico non potrà starsi dal far qualche osservazione sulla cornetta d’un guerriero conservata, ivi dicesi, a Jaz-Berin.