Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/79


dell'impero romano cap. lv 73

Cristiani costarono la vita. Di tutte le città dell’Occidente, Pavia, residenza del Governo, era la più celebre pel suo splendore, e in questa fama Roma stessa non la vincea che per le possedute reliquie de’ Santi Appostoli. [A. D. 924] Gli Ungaresi comparvero, e Pavia andò tutta in fiamme: incenerirono quarantatre chiese, trucidarono gli abitanti, nè risparmiarono che circa dugento miserabili, i quali, giusta le vaghe esagerazioni de’ contemporanei, pagarono il proprio riscatto con alcune staia d’oro e d’argento, tratte dalle fumanti rovine della lor patria. Intanto che gli Ungaresi partivano ogni anno dal piè dell’Alpi per far saccheggi ne’ dintorni di Roma e di Capua, le Chiese non per anco tocche dal ferro de’ Barbari, rintronavano di questa lamentevole litania. „Salvateci, e liberateci dai dardi degli Ungaresi„; ma i Santi furono sordi, o rimasero inesorabili, e il torrente barbarico agli estremi confini della Calabria sol si fermò1. I vincitori acconsentirono a negoziar pel ri-

  1. Il Muratori con patriottica accuratezza ha esaminati i pericoli ai quali fu esposta Modena, e i modi che questa città avea per liberarsene. I cittadini supplicarono S. Geminiano loro avvocato a distorre da essi, mediante la sua intercessione, la rabies, il flagellum etc.

    Nunc te rogamus, licet servi pessimi,
    Ab Ungarorum nos defendas jaculis.

    Il Vescovo edificò mura per la pubblica difesa, non già contra Dominos serenos (Antiq. Italic. med. aevi, t. I, Dissert. 1, p. 21, 22); e la canzone della guardia notturna non è priva di eleganza e di utilità (t. III, Dissert. 40, p. 709). Questo Autore degli Annali d’Italia ha accennata con molta esattezza la sequela delle correrie degli Ungaresi (Annali d’Italia, t. VII, p. 365-367-393-401-437-440; t. VIII, p. 19-41-52 ec.).