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dell'impero romano cap. liv |
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tevano tutti i lor libri, e tutte le lor maraviglie, incominciando dal giardino di Eden, fino alle visioni del profeta Daniele; si credettero obbligati insieme a’ Cattolici, a giustificare contro gli Ebrei l’abolizione d’una legge emanata da Dio1. Era, oltre ogni dire, rigorosa l’ortodossia dei riformatori, sui grandi misteri della Trinità, e della Incarnazione; niun dubbio metteano sulla dottrina de’ quattro o sei primi Concilj, e fedeli al simbolo di S. Atanasio, bandivano dannazione eterna a tutti coloro che al simbolo della Chiesa cattolica non si uniformavano. Il dogma della transustanziazione, o trasformazione invisibile del pane e del vino, in corpo e sangue di Gesù Cristo2, mal può sostenersi contro l’armi e dello scherzo e del raziocinio. Ma in vece di consultare la semplice testimonianza de’ loro sensi, della
- ↑ Gesù Cristo è venuto a riformare, a perfezionare non ad abolire la legge di Mosè, data pure da Dio; egli disse, non veni solvere legem sed adimplere. (Nota di N. N.).
- ↑ La transustanziazione è un mistero, è una cosa di Fede, e perciò deve credersi sommessamente, e non bisogna ragionarvi sopra: siccome poi in cotale cangiamento rimangono le specie, ossia le apparenze del pane e del vino, anche per dichiarazione del Concilio stesso di Roma dell’anno 1215, così la testimonianza de’ sensi non fa ostacolo alla credenza del cangiamento suddetto, che presso i protestanti, e gl’increduli. È naturale poi che a’ dottori protestanti facessero impressione le parole di Gesù Cristo hoc est ec. riferite nell’Evangelo, perchè ammettevano, del pari, che i Cattolici, le decisioni, e spiegazioni dei Concilj generali del quarto e del quinto secolo, e quindi credevano, siccome credono, che Gesù Cristo sia Dio: non conterranno verità le parole di Dio? la contengono, dissero i dottori protestanti, ma nello spiegare le parole, che la con-