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dell'impero romano cap. lix |
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tale ufizio volle prestarsi, prese la corona posta sull’altare del Santo Sepolcro. Ma il Patriarca lanciò anatema sulla Chiesa, che la presenza di questo Principe avea profanata; e i Templarj e gli Ospitalieri, eglino stessi fecero avvertire il Sultano del momento opportuno a sorprendere ed uccidere Federico in riva al Giordano, ove questi con debole scorta si trasferiva. Circondato in tal guisa da fanatici e da faziosi, non che impossibile cosa l’aspirare a vittorie, gli era persin difficile il provvedere alla propria sicurezza. Ma le discordie de’ Maomettani, e la stima che Federico aveva a questi inspirata, gli fruttarono un Trattato vantaggioso di pace con essi. L’uom percosso dagli anatemi della Chiesa, venne tosto accusato di avere mantenuto coi miscredenti pratiche disdicevoli ad un Cristiano, sprezzata la sterilità del suolo di Palestina, d’essersi lasciati sfuggir dal labbro questi empj detti: „che se Jeova avesse conosciuto il regno di Napoli, non avrebbe scelta la Palestina a retaggio del suo popolo eletto„. Pur questo Federico aveva ottenuta dal Sultano la restituzione di Gerusalemme, di Betlemme, di Nazaret, di Tiro e di Sidone; per esso i Latini divenuti liberi di abitare e fortificare la Città Santa. Fra gli accordi patuiti dal Principe alemanno, eravi una mutua libertà civile e religiosa così pei discepoli di Gesù, come per quelli di Maometto, in conseguenza di che i primi avrebbero ufiziato nella chiesa del Santo Sepolcro; poteano i secondi orare e predicare nella moschea del tempio1, d’onde credevano che
- ↑ Il clero confuse ad arte la moschea ossia la chiesa del Tempio col Santo Sepolcro, errore volontario, che ha tratti in inganno il Vertot e il Muratori.