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dell'impero romano cap. lix 443

la perdita di Damieta. Ma l’esercito cristiano andò perduto per l’orgoglio e la tracotanza del Legato Pelagio, che a nome del Pontefice, impadronito erasi del comando. I Franchi, estenuati dai morbi epidemici, rinserrati fra l’acque del Nilo e tutte le forze d’Oriente armatesi contro di loro, abbandonarono Damieta, per ottenere la franchigia della ritirata, alcuni concedimenti a favore de’ pellegrini, e la tarda restituzione del legno della vera Croce, monumento, che molta parte di sua autenticità avea perduta. L’infausto esito delle Crociate vuole in parte essere attribuito alla moltiplicità e all’abuso di queste pie spedizioni, che nel tempo medesimo e contra i Pagani della Livonia, e contra i Mori di Spagna e gli Albigesi di Francia, e contra i Re siciliani della famiglia imperiale venivan bandite1. Nelle imprese meritorie del secondo genere poteano gli avventurieri senza uscir dell’Europa ottenere le stesse indulgenze, oltre a ricompense temporali più certe e più ragguardevoli. Laonde i Papi, dal santo loro zelo contro i nemici domestici si lasciarono trasportar sì, che le sciagure de’ Cristiani della Sorìa ponevano in dimenticanza. L’ultimo secolo delle Crociate, mise per un certo tempo all’arbitrio de’ Papi un esercito e una rendita considerabile, onde diversi profondi ragionatori si portarono a sospettare che sin dal tem-

  1. A coloro che presero la Croce contro Manfredi, il Papa (A. D. 1255) concedè plenissimam peccatorum remissionem. Fideles mirabantur quod tantum eis promitteret pro sanguine Christianorum effundendo, quantum pro cruore infidelium aliquando. (Mattia Paris, pag. 785). Era già un ragionar molto nel secolo decimoterzo.