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dell'impero romano cap. lix 427

visato, siccome trofei della cristiana idolatria1, portarli in dono al Califfo. Ma poi si piegò a confidarli nelle mani del Patriarca e del Principe d’Antiochia, sacrati pegni, che di poi a prezzo di cinquantaduemila bisantini d’oro Riccardo d’Inghilterra ricuperò2.

[A. D. 1188] Eravi luogo a temere, o sperare, giusta gl’interessi diversi delle nazioni che, fra brevissimo tempo, i Cristiani da tutta quanta la Sorìa verrebber cacciati. La cosa nondimeno non si avverò, che un secolo dopo la morte di Saladino3; la resistenza opposta dalla città di Tiro, in mezzo al corso delle vittorie, il fermò. Erano state imprudentemente condotte in questo porto tutte le truppe delle guernigioni che aveano capitolato, le quali trovandosi in numero forte a bastanza per difendere quella piazza, riacquistarono fiducia e coraggio per l’arrivo di Corrado di Monferrato, che fra quelle mal disciplinate torme l’ordine restituì. Il padre del ridetto Corrado, venerabile pellegrino, era caduto, nella battaglia di Tiberiade, prigioniero: ma il disastro di tale gior-

  1. Il culto delle Immagini bene considerato non è idolatria. (Nota di N. N.).
  2. In quanto riguarda la conquista di Gerusalemme, Boadino (p. 67-76) e Abulfeda (p. 40-43) sono le nostre autorità maomettane. Fra gli storici Cristiani, Bernardo il Tesoriere (c. 151-157) è il più abbondante di particolarità, ed il più autentico. V. anche Mattia Paris (p. 120-124).
  3. Intorno agli assedj di Acri e di Tiro ampie nozioni possono ottenersi da Bernardo il Tesoriere (De acquisit. Terrae Sanctae, c. 167-179), dall’Autore della Hist. Hieros. (p. 1150-1172), dal Bongars e d’Abulfeda (pag. 43-60), e da Boadino (p. 75-179).