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dell'impero romano cap. lix 425

fredo e de’ Crociati. Ma spinti a tal disperazione i Cristiani, con un coraggioso sforzo fecero comprendere al Sultano, ch’ei non era per anche sicuro affatto della vittoria, e la loro appellazione al padrone comune di tutti gli uomini, fu ascoltata con rispetto dall’Aiubita. Un sentimento di umanità ammollì il rigore del fanatismo e della conquista; accettata la sommessione della città, condiscese Saladino a risparmiare il sangue degli abitanti; i Cristiani greci e orientali ottennero permissione di vivere sotto il governo del vincitore; non così i Franchi e Latini, pei quali fu decretato, che entro quaranta giorni sgombrassero Gerusalemme, con promessa di essere condotti sani e salvi ne’ porti dell’Egitto e della Sorìa. I riscatti vennero poi così regolati; dieci piastre d’oro per ogni uomo, cinque per ogni donna, una per ciascun fanciullo; chi non aveva modo di pagare un tale riscatto in perpetua cattività rimanea. Alcuni Storici, con malignità, anzichè no, sonosi compiaciuti nel raffrontare la clemenza di Saladino e la strage della prima Crociata: differenza che sarebbe da attribuirsi unicamente al carattere personale del conquistatore: nè per altra parte dobbiamo dimenticarci l’offerta di capitolare fatta dai Cristiani, l’ostinatezza de’ Maomettani nel sostenere l’assedio insino all’ultimo, la presa della città seguìta per assalto. Fa d’uopo, per vero dire, dar merito all’esattezza onde il Sultano le condizioni del Trattato adempì, e al guardo di compassione ch’ei volse sulla sventura de’ vinti. In vece di pretendere a tutto rigore il pagamento del riscatto, liberò settemila indigenti, contentandosi della somma di trentamila bisantini, e altri due o tremila, immuni da qualunque