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dell'impero romano cap. lix 405

calde lagrime su la dolente avventura1. Ma non altro che lagrime potevano offerire i Comandanti de’ Credenti, schiavi eglino stessi fra le mani de’ Turchi; e benchè, nell’ultimo secolo degli Abbassidi, la possanza temporale de’ Califfi si fosse alcun poco rimessa, questa però alla città di Bagdad e alle province de’ dintorni si limitava. I tiranni de’ Califfi, i discendenti di Selgiuk, al pari dell’altre asiatiche dinastie, le vicissitudini del valore, della possanza, della discordia, dell’invilimento, della caduta aveano sopportate; nè le forze loro, o il loro coraggio bastavano alla difesa della religione. Sangiar, ultimo eroe di loro stirpe, ritirato agli estremi confini della Persia non era conosciuto, nemmen di nome, ai Cristiani dell’Oriente2. Intanto che i deboli Sultani languivano nei lor serragli, da catene seriche avvinti3 il pio as-

  1. Abul-Mahazen, presso il De Guignes, Histoire des Huns, t. II, part. II, p. 99.
  2. V. l’articolo Sangiar nella Biblioteca orientale del d’Herbelot, e il de-Guignes (t. II, part. 1, pag. 230-261). Per suo splendente valore, fu soprannomato dagli Orientali il secondo Alessandro, e tanto fu l’eccesso dell’affetto de’ sudditi verso di lui, che per un anno intiero dopo la sua morte, continuarono pel Sultano le lor preghiere. Però Sangiar potrebbe essere caduto prigioniero così de’ Cristiani, come degli Uzj. Regnò cinquant’anni all’incirca (A. D. 1103-1152), e si mostrò proteggitor generoso ai poeti della Persia.
  3. L’Autore della Zaira avea del certo presente all’animo questo stato politico dell’Oriente in que’ giorni, quando facea dire ad Orosmano:

    „Mais la mollesse est douce, et sa suite est cruelle.
    Je vois autour de moi cent rois vaincus par elle,
    Je vois de Mahomet ces lâches successeurs,
    Ces califes tremblans dans leur triste grandeur,