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dell'impero romano cap. lix 403

il cattivo esito della Crociata le imputazioni di falso Profeta e di autore delle pubbliche calamità. I nemici di lui trionfarono, confusi rimasero i suoi partigiani, e tardi solamente, offerse al Pubblico una apologia della propria condotta, apologia a dir vero, poco soddisfacente. Cita in essa l’obbedienza che ai comandi del Papa ei doveva, si diffonde sulle vie misteriose della Providenza accagiona de’ mali dei Cristiani le colpe degli stessi Cristiani, e lascia modestamente trapelare che la sua missione era stata da visioni e miracoli confermata1; argomento cui non v’era replica, se fosse stata certa la cosa. Ma di venti, o trenta prodigi che i discepoli di S. Bernardo affermano operati da lui, in un sol giorno, nel mezzo delle pubbliche assemblee della Francia e dell’Inghilterra, ch’essi chiamano in testimonianza2, non ve n’è forse un solo, il quale fuor del ricinto di Chiaravalle, ai nostri dì sia creduto; oltre di che, in tutto quanto riguarda le guarigioni soprannaturali di infermi, di storpj, di ciechi che vennero condotti al cospetto dell’uomo di Dio, non è più possibile in

    facies armatorum, aut quid tam remotum a professione mea, si vires, si peritia, ec. (Epist. 256, t. I, pag. 259). Parla con disprezzo di Piero l’Eremita, vir quidam (ep. 363).

  1. Sic dicunt forsitan isti, unde scimus quod a Domino sermo egressus sit? Quae signa tu facis ut credamus tibi? non est quod ad ista ipse respondeam; parcendum verecundiae meae, responde tu pro me, et pro te ipso, secundum quae vidisti et audisti, et secundum quod te inspiraverit Deus. (Consolat., lib. II, cap. 1, Opp., tom. II, p. 421-423).
  2. V. le testimonianze, in vit. prima, l. IV, c. 5, 6, Opp., l. VI, p. 1258-1261, l. VI, c. 1-17, p. 1286-1314.