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sotto le mura di Damasco infausto successo. Corrado e Luigi s’imbarcarono per l’Europa, dopo essersi acquistata grande fama di coraggio e pietà. Ma intanto gli Orientali aveano imparato a disfidare la possanza di due monarchi, il cui nome e le forze militari da lungo tempo li minacciavano1. Forse avrebbero dovuto paventare assai più Federico I, e l’esperienza che sotto il suo zio Corrado questo principe aveva acquistata nell’Asia. Oltrechè, quaranta stagioni campali nell’Alemagna e nell’Italia, lo aveano istruito nell’arte di comandare; e veramente sotto il regno di lui, i suoi sudditi, e persino i principi dell’Impero, avvezzati eransi ad obbedire. Perdute di vista Filadelfia e Laodicea, ultime città dell’Impero greco, Federico Barbarossa s’innoltrò per mezzo ad un paese deserto, sterile, impregnato di sali, terra dice lo Storico2 di tribolazione e d’orrore. Per venti giorni di penoso e sconfortante cammino, dovette ad ogni istante difendersi dagli assalti d’innumerabili bande di Turcomanni3

  1. I materiali delle storie francesi della seconda Crociata si trovano nell’Opera Gesta Ludovici VII, pubblicata nel decimoquarto volume dalla Raccolta del Duchesne. Questo volume medesimo contiene molte lettere originali del Re, del ministro Suger ec., documenti i più autentici fra quanti la Storia ne somministri.
  2. Terram horroris et salsuginis, terram siccam, sterilem, inamaenam (Anonim. Canis., p. 517). Modo di esprimersi enfatico e confacevole all’uom che soffriva.
  3. Gens innumera, sylvestris, indomita, praedones sine ductore; in somma tal genia d’uomini che lo stesso Sultano di Cogni potea sinceramente allegrarsi della lor distruzione (Anon. Canis., p. 517, 518).