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dell'impero romano cap. lix 395

portava la regal bandiera e l’oriflamma di S. Dionigi1 raddoppiò imprudentemente il cammino; onde il retroguardo, in mezzo al quale il sovrano trovavasi, fu costretto ad accampare di notte tempo, senza avere potuto raggiugnere la parte di esercito marciata avanti. Venne circondato e forzato il campo da una moltitudine di Turchi, i quali nell’arte della guerra più abili che non fossero i Cristiani del dodicesimo secolo, col favor delle tenebre, e della confusione degli accampati, questi fugarono o uccisero, del campo s’impadronirono. In mezzo a quel soqquardo de’ suoi, Luigi salì sopra un albero; e fatto salvo dal proprio valore e dall’accecamento de’ nemici, potè, allo schiarire del giorno, sottrarsi ai medesimi, e pressochè solo il suo antiguardo raggiugnere. Non osando più allora continuare la sua peregrinazione per terra, si trovò felice a bastanza nel poter raccogliere in sicuro gli avanzi dell’esercito entro l’amico porto di Satalia, d’onde veleggiò ad Antiochia. Ma sì pochi legni i Greci gli somministrarono, che non gli fu dato il condurre seco se non se i nobili e i cavalieri. La infanteria perì, miseramente abbandonata alle falde de’ monti della Panfilia. L’imperatore ed il re si abbracciarono a Gerusalemme, e piansero congiuntamente; poi unite le forze che lor rimaneano a quelle de’ Cristiani della Sorìa, gli ultimi tentativi della seconda Crociata eb-

  1. Come conti di Vexin, i re di Francia prestavano omaggio di vassalli al monastero di S. Dionigi, e riceveano dall’Abate la bandiera del Santo, che era di forma quadrata, e di colore rosso fiammeggiante (flamboyant); e dal duodecimo fino al quindicesimo secolo l’oriflamma sempre innanzi ai francesi eserciti sventolò (Ducange sur Joinville, Dissert. 18, p. 244-253).